È stato recentemente pubblicato il rapporto Eurostat Participation of young people in education and
the labor market, che presenta, analizza e confronta i dati forniti dall’Indagine sulle forze di lavoro
dell’Unione europea del 2022 (di seguito, EU-LFS) sulla partecipazione dei giovani ai percorsi di
formazione (scolastici, universitari o tecnico-professionali) e alla forza lavoro nei diversi Paesi europei.
Utilizzando come campione di riferimento le persone nelle fasce di età 15-29 e 15-34, il rapporto
definisce e confronta la situazione degli stati considerati dall’EU-LFS attraverso due parametri: il
tasso di disoccupazione giovanile; la quota di giovani
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persone che prendono parte, contemporaneamente, a corsi di studio e al mondo del
lavoro (attraverso “lavori extra” part-time, tirocini extracurriculari o esperienze di
apprendistato). Sulla base dei risultati e delle caratteristiche comuni rilevate, ogni
Paese viene inserito in uno dei sei gruppi disponibili, come si evince dal grafico seguente.
Le differenze tra i paesi europei
In generale, è possibile osservare che nei Paesi appartenenti al gruppo 1
(Romania, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca e Polonia) e al
gruppo 4 (Belgio, Lussemburgo, Lituania, Lettonia e Malta) il tasso di
disoccupazione giovanile tende a essere inferiore al dato dell’intera area UE (pari
al 6% per la fascia di età 15-34). Allo stesso tempo, la quota di giovani che
partecipa contemporaneamente a corsi di formazione e alla forza lavoro appare
estremamente ridotta se confrontata con la media europea (pari all’11,2% per la
fascia di età 15-34). Nel lungo periodo, tuttavia, l’assenza di un’adeguata
alternanza tra studio e lavoro sembra riflettersi sulla capacità dei giovani studenti
di inserirsi con successo nel mercato del lavoro: ad esempio, in Romania (dove
la partecipazione simultanea dei giovani a studio e lavoro è pari solo all’1%) il
tasso di inattività giovanile
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mostra una dinamica crescente con l’aumentare dell’età, raggiungendo il valore massimo
del 20% all’età di 30 anni.
Di particolare interesse, in chiave negativa, sono i Paesi inclusi nel gruppo 2 (Cipro,
Grecia, Spagna e Serbia) e nel gruppo 3 (Italia, Croazia, Francia e Portogallo). Rispetto
ai dati rilevati per l’intera area UE, essi presentano (con la sola eccezione del caso
francese) un elevato tasso di disoccupazione giovanile e un livello estremamente basso
di alternanza tra formazione e lavoro tra i giovani. Anche in questi Paesi, la bassa
sovrapposizione tra attività formative e lavorative sembra influenzare negativamente
il progressivo ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: ad esempio, in Italia il tasso di
inattività giovanile mostra un andamento crescente con l’aumentare dell’età, raggiungendo
il valore massimo del 20% all’età di 33 anni.
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Una situazione diametralmente opposta, infine, si riscontra nei Paesi
appartenenti al gruppo 5 (Austria, Slovenia, Irlanda, Estonia e Germania) e al
gruppo 6 (Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Islanda, Paesi Bassi,
Svezia e Svizzera). Essi sono caratterizzati dalla presenza di un mercato del
lavoro foriero di innumerevoli opportunità di lavoro per gli studenti, come
testimoniano i dati sulla contemporanea partecipazione dei giovani ai corsi di
formazione e alla forza lavoro (superiore alla media UE, pari all’11,2% per la
fascia di età 15-34) e sul tasso di disoccupazione giovanile (inferiore alla
media UE, pari al 6%). Ciò è dovuto, in alcuni casi, all’affermazione di un
consolidato sistema di apprendistato nell’istruzione secondaria o all’inserimento
di programmi di studio duali in specifici settori dell’istruzione terziaria
(soprattutto in ambito tecnico-professionale, come previsto dal sistema
formativo olandese), che prevedono periodi di lavoro per gli studenti partecipanti ai corsi di
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Ad esempio, nei Paesi Bassi, grazie alla natura duale del sistema educativo e
formativo, i giovani studenti iniziano a cercare lavoro molto presto (come
evidenziano i dati sul tasso di disoccupazione giovanile – rappresentato nel
grafico dalla fascia rosa – che raggiunge il picco nella fascia di età 15-16 anni),
inserendosi nel mercato del lavoro non appena la legge lo consente. Acquisendo
competenze professionali attraverso le esperienze lavorative maturate durante
gli studi (ciò vale per il 46,6% delle persone di 15-29 anni nel 2022), i giovani
riescono, negli anni successivi, a inserirsi con successo nel mercato del lavoro:
con l’aumentare dell’età, il tasso di disoccupazione giovanile (rappresentato nel
grafico dalla fascia rossa) e il tasso di inattività (rappresentato nel grafico dalle
fasce rosa e marrone) mantengono livelli particolarmente bassi. In conclusione,
dal rapporto “Partecipazione dei giovani all’istruzione e al mercato del lavoro”
emerge chiaramente che abbinare attività formative e lavorative durante gli
studi favorisce la transizione delle persone dalla scuola al lavoro: i giovani,
infatti, hanno la possibilità di abbinare l’acquisizione di conoscenze teoriche
(derivanti dallo studio in aula) allo sviluppo di competenze pratico-professionali
(grazie all’esperienza lavorativa), vedendo così aumentare nel lungo periodo il
loro livello di occupabilità sul mercato del lavoro.